“Io lo so cos’è il tempo, ma non lo so spiegare”
Questa è la storia di una passione, di una di quelle che dura una vita intera.
Guido ricevette il primo orologio il giorno della sua comunione, ma non era un orologio nuovo e andava sistemato; così, mosso da curiosità, ecco che inizia con l’aprirlo per comprenderne la meccanica e per apprezzarne il raffinato design dell’interno.
Forse non si chiamava così all’epoca, ma Guido scopre subito che la parte più bella di un orologio è dentro, custodita come un tesoro prezioso e visibile solo a pochi.
Ero un ragazzino quando papà ci lasciò – racconta con un sorriso leggero – e mamma ci suggerì di andare subito a lavorare, non voleva diventassimo dei lazzaroni – sorride.
Erano gli anni ‘50 e Guido ogni mattina si svegliava all’alba per partire verso Milano: qui il dopo guerra aveva portato benessere e gli orologi erano molto più belli ed eleganti di quelli che aveva visto fino ad allora.
C’era la Scala, le grandi opere liriche, e le donne portavano borsette in oro e gli uomini indossavano, fieri, dorati porta sigarette e orologi da taschino.
Guido ci racconta di quegli anni, chiudendo spesso gli occhi, per concentrarsi sui ricordi e farli riaffiorare. Poi d’improvviso li apre, sgranandoli, come un bambino davanti a una magia, rivede i clienti e quei bellissimi orologi che andavano ripararti “per il giorno prima che si rompessero!”.
![Guido Recalcati orologiaio di Bergamo](https://www.ducbergamo.com/new/wp-content/uploads/2022/02/TWR1468-1024x632.jpg)
![Un orologio antico nel negozio di Guido Recalcati a Bergamo](https://www.ducbergamo.com/new/wp-content/uploads/2022/02/TWR1285-1024x657.jpg)
Dice che fu una grande occasione anche se per il viaggio impiegava qualche ora, ma altrimenti mai avrebbe avuto l’opportunità di vedere tali meraviglie e di imparare davvero un mestiere.
Perché “si può essere bravi orologiai pur senza conoscere cosa accadeva nel ‘700” ma la parte più interessante, almeno per lui, sta proprio nei racconti nascosti: così tutta la sua vita professionale e umana è costellata di mille domande e storie straordinarie di oggetti e persone incontrate in questo lunghissimo viaggio nel tempo.
Voi lo sapevate che fu proprio un orologio da taschino a riportare parte dell’equipaggio del Bounty in Inghilterra? E che Pietro Fanzago, prima di iniziare la costruzione del grande orologio di Clusone, disse: “Dio mi ha dato una certa intelligenza e la dimostrerò costruendo un orologio unico“
Guido parla con calma e al ritmo dei tanti oggetti che lo circondano. Di tanto in tanto si ferma e lentamente apre una vetrina, prende un carillon, una pendola, un orologio da taschino, li apre, ci mostra gli ingranaggi e ce ne fa sentire i suoni.
Per due ore ci incanta con i tanti oggetti del suo negozio in via Sant’Orsola e pare di fare con lui un viaggio nel tempo, pieno di magia, di musica e di cura.
Ogni tanto compare suo fratello Fernando: lui è un orafo, mite e taciturno con il quale condivide il lavoro da una vita intera.
Usciamo e ci resta la voglia di tornare, per ascoltarlo ancora e guardarlo riparare con tale delicata pazienza i nostri oggetti del cuore, certi di mettere in mani sicure i nostri ricordi più cari.
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